Articolo tratto da un video di Jackson Crawford
Le rune sono sempre state un po’ fraintese e per iniziare a parlarne nel mio blog ho scelto di attingere alla fonte più scettica e accademica che ho trovato.
Non sono un’esperta di mitologia norrena, anche se mi sto appassionando all’argomento e soprattutto non ho alcuna competenza sulle antiche lingue dei popoli germanici. Da quando ho iniziato ad interessarmi alle rune ho cercato e letto tutto quello che ho potuto su questi argomenti, ma al momento non ho trovato nulla (in italiano) che avesse l’approccio storico che stavo cercando.
Mi sono poi imbattuta nel canale you tube di Jackson Crawford esperto in lingue e miti norreni che parla di questi argomenti da un punto di vista accademico. Pertanto le informazioni che trovi in questo articolo sono state liberamente riassunte e tradotte dal video introduttivo sulle rune, di cui ti lascio qui il link. Il mio inglese è pessimo e spero di aver riportato il messaggio in modo completo e corretto.
Alla fine del video Jackson Crawford suggerisce il libro Runes: a Handbook di Michael P. Barnes disponibile solo in lingua inglese. Se vuoi tradurlo per me ti lascio il link anche di questo. (Link non affiliato pertanto non ricevo alcuna percentuale su eventuali acquisti fatti seguendo questo collegamento).
Il Dottor Jackson Crawford spiega cosa sono le rune
Le rune sono le lettere di alfabeti utilizzati per scrivere le lingue germaniche prima della diffusione dell’alfabeto romano. Quest’ultimo è stato così dominante in Europa fin dagli anni del medioevo che tutti i testi letterari scritti in norvegese antico utilizzano l’alfabeto romano e non quello runico.
Potenzialmente ogni lingua potrebbe essere scritta in rune, perché si tratta di un sistema di scrittura. Infatti ogni runa rappresenta un suono fonetico, proprio come funziona per l’alfabeto romano, per quello greco o per quello cirillico.
L’origine delle rune è una questione controversa. La tradizione scandinava attribuisce a Odino la scoperta e il dominio delle rune. Nell’Edda poetica (raccolta di poemi in norreno tratti dal manoscritto medioevale islandese Codex Regius) viene raccontato il mito secondo cui il dio norreno si sacrificò a se stesso per imparare l’antica conoscenza delle rune.
La prima iscrizione runica giunta fino a noi risale al 160 d.C., ma questo non significa che non esistesse anche molto tempo prima. Tale iscrizione si trova incisa su un antico pettine e riporta una serie di lettere che ricordano la parola “capelli” in inglese: hair.
Alcune lettere dell’alfabeto runico assomigliano a quelle dell’alfabeto greco e romano, derivanti a loro volta dall’alfabeto fenicio. Ma altre, pur avendo tratti simili, rappresentano suoni fonetici completamente diversi, pertanto è difficile pensare che l’alfabeto runico derivi da quello greco o romano. (Nota da un altro video: anche se è possibile che vi siano stati dei contatti con le popolazioni alpine del tempo e pertanto vi siano delle influenze romaniche, inoltre alcune tesi sulle origini delle rune le localizzano anche in luoghi lontani dal nord Europa)
Una delle particolarità dell’alfabeto runico è il nome che rimanda all’ordine in cui sono poste le lettere. L’alfabeto runico si chiama futhark e prende il nome dalle prime sei lettere analogamente a come avviene per la nostra parola alfa-beto. Ma l’ordine delle rune è completamente diverso dagli alfabeti appartenenti alla famiglia greca, e ciò contribuisce ad infittire il mistero che ruota intorno alle rune.
Un altro tratto distintivo è il fatto che ogni runa ha un nome. Si presume che lo abbiano avuto fin dal periodo in cui era in uso il futhark antico anche se non sono mai stati scritti da nessuna parte fino alle versioni più giovani dell’alfabeto runico.
Si stima infatti che il futhark antico sia rimasto in uso presso i popoli di lingua germanica fino al 700 d.C. circa. In seguito in Scandinavia si è verificato il passaggio ad un futhark più recente che riduceva le rune da ventiquattro a sedici. Più o meno nello stesso periodo in Inghilterra invece il numero delle lettere aumentava gradualmente fino a trenta.
Al periodo in cui erano in uso questi futhark più giovani, risalgono anche i Poemi runici che danno nomi ad ogni runa con brevi filastrocche che aiutano a ricordarli. A partire da questi nomi gli studiosi sono risaliti ai nomi che probabilmente avevano le rune del futhark antico.
La maggior parte delle scritte giunte fino ad oggi sono in questi alfabeti più recenti, e sono davvero poche le iscrizioni in futhark antico. Alfabeto runico che al giorno d’oggi ha una maggiore popolarità rispetto agli altri.
Sebbene le rune abbiano dei nomi e possano essere utilizzate per scrivere contenuti magici o religiosi, quali incantesimi o preghiere e maledizioni (come di fatto può accadere con qualunque alfabeto), non ci sono prove che venissero considerate magiche. (Nota da un altro video del canale: ciò non significa che le rune non venissero assolutamente usate per la magia, significa solo che non erano considerate magiche prese singolarmente. Può darsi che i caratteri dell’alfabeto venissero usati per scrivere contenuti magici o religiosi e pertanto che fossero un accessorio della magia o della religione).
Non sembra neanche che si usassero per rappresentare il concetto dal quale prendono il nome. Si presume che i nomi avessero semplicemente uno scopo didattico al pari di “A come anatra” e “B come banana”. Può darsi che queste pratiche di tipo magico o religioso si siano diffuse a partire dal Medioevo fino ai tempi più moderni.
Conclusioni e liberi pensieri miei
Ammetto di non essere molto orgogliosa del fatto di aver reperito le informazioni di questo articolo sul web. Sono una grande sostenitrice del valore della carta scritta. Purtroppo al giorno d’oggi si tende troppo spesso a prendere per buono tutto ciò che si trova on line. Il consiglio è sempre quello di verificare le fonti e cercare di informarsi in modo consapevole.
Tuttavia per il momento ho faticato a trovare testi che spiegassero le rune da un punto di vista distaccato e neutrale basato sui reperti storici a nostra disposizione. La maggior parte dei libri che ho letto guardano alle rune da un punto di vista magico ed esoterico, a volte anche con grandi approfondimenti storici di valore ma sempre con una connotazione ed uno spirito tendenzialmente iniziatico.
Può essere che anticamente anche solo il fatto di saper leggere e scrivere fosse considerata magia. Soprattutto perché probabilmente era un’attività preclusa alla maggior parte delle persone di quei tempi, come d’altra parte lo era nel resto del mondo. E anche se trovo particolarmente interessante e logico l’ordine in cui si trovano le rune presupponendo che i loro nomi fossero rilevanti (a dispetto di quanto dice il Dott. Crawford), può comunque darsi che effettivamente avessero solo uno scopo didattico come dice lui.
Personalmente non utilizzo le rune per scopi magici o religiosi, come del resto non faccio nemmeno per le lettere dell’alfabeto romano. Definirei la mia una pratica psicologica per cercare di avere una visione più ampia delle situazioni provando a guardare alla vita con punti di vista che forse altrimenti non avrei. Probabilmente potrei raggiungere lo stesso scopo guardando il movimento delle nuvole o scrutando i fondi di caffè. Ma le lettere del futhark antico sono già scritte e pronte all’uso, anche grazie ai numerosi testi moderni un po’ mistici che popolano le biblioteche.
Quindi non disdegno né condanno la lettura di quei testi che affrontano le rune da un punto di vista esoterico. Anzi, di alcuni di questi ne consiglierei la lettura a chiunque si senta chiamato ad approfondire.
Spero con questo articolo di non urtare nessun animo sensibile su questo argomento. Non è mia intenzione smorzare la voglia di magia che vive in chi fa un uso delle rune differente dalla semplice scrittura. E allo stesso modo spero che chi fino ad oggi ha considerato le rune come oggetti satanici capisca che prima di giudicare è più opportuno conoscere.
Dopo aver visto il video io non mi sento meno incuriosita e attratta da questo antico alfabeto. Anzi, la mia voglia di conoscenza aumenta esponenzialmente e, a queste lettere misteriose, voglio ancora più bene.
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