Una traccia della mia newsletter.
Premessa
Per un paio di anni ho inviato una newsletter in cui non mi sentivo affatto rispecchiata. Poi mi sono resa conto che la scrivevo come fanno in molti: qualche piccola informazione su come procedeva il mio lavoro, una riflessione sulla stagione in corso e se prevedevo qualche sconto o promozione ne facevo un accenno.
Amo scrivere ma so di non essere un portento, per cui ho deciso di dedicare la mia newsletter non alla promozione del mio lavoro ma all’esercizio in questo terreno. Il mio obiettivo è quello di imparare a scrivere per emozionare, quindi ogni tanto pubblicherò nel mio blog qualche traccia.
L’archivio di tutte le newsletter sarà sempre pubblico sulla piattaforma Substack, per cui puoi leggere le mie lettere anche senza iscriverti. Se invece dovessi riuscire ad emozionarti strappandoti una risata o una lacrimuccia tanto da farti desiderare di non perdere le mie lettere al fondo di questo articolo trovi il form per iscriverti.
Cominciamo:
🐾 1 – La trappola digitale
Avevo scritto una prima traccia lunghissima. Non era noiosa, poteva addirittura risultare divertente. Ma parlava di me, troppo. E anche se offriva, secondo me, spunti di riflessione per chiunque, ho deciso di cancellarla perché a nessuno interessa sapere di me (per fortuna).
Come farebbe una volpe su un nuovo terreno, ho dato un’occhiata in giro.
Non voglio finire nella trappola.
Ma la curiosità di sapere cosa si prova a scrivere sapendo che qualcuno potrebbe leggere è tanta, e come tutti, ho un ego da nutrire. Con soddisfazioni o delusioni poco importa: l’ego è curioso e vuole fare esperienze.
Il pollaio è invitante, anche se puzza d’uomo e di pericolo.
La trappola digitale è invitante. È difficile non rimanere incastrati. Nessuno si salva, nemmeno chi è convinto di esserne completamente libero.
Alla fine anche quelli che non hanno il cellulare e vivono nel bosco senza elettricità ci cascano, perché arriva prima o poi qualche you tuber a intervistarli per raccontare la loro storia.
Mi chiedo poi cosa accade dopo che il video raggiunge milioni di visualizzazioni. Ci sarà qualcuno che va a cercare fisicamente questi eremiti visti una volta sul web per conoscerli ed esprimere loro la propria ammirazione.
Mi chiedo se successivamente gli eremiti si siano pentiti di essersi lasciati intervistare quella prima volta. Infondo se hanno scelto quella vita era per starsene tranquilli.
Io mi guardo bene dall’andarli a cercare.
E invece di imitarli, come mi invita a fare la mia indole, entro nel pollaio.
Nella trappola digitale ormai ci sono dentro fino al collo. Ho un sito, uno shop, diversi social.
Non sono affatto immune, ma sento un puzzo che non mi piace e il mio istinto mi suggerisce di chiudere tutti i profili e occuparmi solo di cose di cui posso percepire la profondità o sentirne odore e temperatura.
Fuggi, sciocca! (cit.)
Ma io no. Insisto, son qua, in una nuova piattaforma.
Quante volte è successo anche a te? Quante volte hai avuto quella pesante sensazione di aver perso tempo davanti ad uno schermo? Una volta era la “tele” a catturarci nella tela, ma era più facile spegnerla. Ora è la rete. E dalla rete non se ne esce, o almeno così sembra.
Verrà il giorno in cui eliminerò il mio nome dai social, cancellerò ogni account con gusto e godrò di ogni istante della percezione sensoriale libera e senza vincoli di pixel.
Ma non è questo il giorno. (cit.)
Quest’oggi sono qui per sperimentare. E ciò che intendo imparare con questa newsletter, è scrivere.
Voglio imparare a scrivere cose interessanti o che fanno riflettere, sognare, emozionare e soprattutto che si leggano volentieri.
Mi piacerebbe che ti iscrivessi e rimanessi con me in questa avventura, anche solo per un po’, per aiutarmi a correggermi e ad aggiustare il tiro.
Ah, l’ego. Dannato ego curioso e assetato di esperienze. Ho di nuovo parlato di me.
Ma forse un po’ anche di te.
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