Il dàimon è ciò che ti guida nel compimento del tuo destino
Ho sempre percepito dentro di me una selvatichezza che non sapevo descrivere. Fino a quando mi sono imbattuta nel concetto di dàimon presente nel mito di Er raccontato da Platone:
Dàimon: lo spirito guida assegnato ad ogni anima affinché vigili e controlli che durante la vita venga portato a compimento il destino che l’anima si è scelta prima di nascere e che nascendo ha poi dimenticato.
Questo concetto è stato ripreso anche da psicoanalisti di rilievo come Jung e Hillman, per spiegare le loro teorie sui tormenti dell’anima.
Che tu creda all’anima oppure no, anche tu hai senz’altro percepito dentro di te un fuoco che ti spinge in una direzione piuttosto che in un’altra, ecco, io credo che questo sia il dàimon.
Un mix di intuito, inconscio, talento, sesto senso, preferenze, passioni. Perché no, in un certo senso è proprio l’anima di cui disponiamo e che ci rende unici al mondo. Ma credo che leggendo il mito si possa percepire meglio il concetto.
Buona lettura.
IL MITO DI ER
Er è il nome del nostro protagonista: un valoroso guerriero proveniente dalla Panfilia, una regione dell’Asia Minore. Caduto in battaglia, dopo dieci giorni ritrovarono il suo corpo intatto fra tanti altri morti lo stesso giorno ma i cui cadaveri erano invece putrefatti.
Un paio di giorni dopo il suo ritrovamento, lo misero sul rogo per cremarlo. Ma appena divamparono le fiamme, il suo corpo tornò in vita sorprendendo tutti i presenti. Ancora più straordinario fu il fatto che Er portava con sé memoria di quanto accaduto nell’aldilà. Quindi iniziò a raccontare della sua incredibile esperienza, svelando il mistero più grande.
Dopo la morte la sua anima uscì dal corpo e si mise in cammino insieme a molte altre anime, giungendo infine in un luogo divino. Qui vide due coppie di voragini: una si trovava nel cielo e una nella terra, e fra queste stavano seduti i giudici delle anime.
Una volta pronunciato il giudizio, questi ponevano i segni della sentenza espressa sul collo delle anime giuste o sulla schiena delle anime ingiuste ordinando la direzione che avrebbero poi dovuto prendere. I giusti dovevano salire nella voragine di destra della coppia in cielo, gli ingiusti dovevano scendere prendendo la voragine di sinistra della coppia in terra.
Quando fu il turno dell’anima di Er, i giudici gli ordinarono di prestare attenzione e di ricordare tutto quanto avrebbe visto per poterlo poi raccontare.
Accanto alla voragine celeste in cui sparivano le anime giuste appena giudicate, ve n’era una che riportava indietro le anime pure che avevano appena viaggiato mille anni nei cieli. Allo stesso modo, accanto alla voragine che scendeva nella terra, un’altra voragine permetteva il passaggio delle anime impure che avevano viaggiato mille anni negli inferi.
Durante il viaggio sotterraneo, le anime ingiuste espiavano le loro colpe pagando con dolori dieci volte i dolori causati in vita. Nella stessa misura le anime giuste venivano ripagate delle loro buone azioni durante il viaggio celeste.
Dopo essere tornate dal proprio viaggio millenario in cielo o sotto terra, le anime erano tenute a restare in quel luogo divino per sette giorni. A Er fu concesso di rimanere ad osservare. Trascorso questo periodo le anime dovevano rimettersi in cammino ed Er andò con loro.
Dopo quattro giorni giunsero in un luogo che ometto di descrivere perché se no la storia si fa davvero troppo lunga. Quello che conta è che finalmente le anime si trovarono in presenza delle tre Moire. (Nei miti romani sono le tre Parche, e nei miti norreni le tre Norne).
Le Moire sono le tre dee del destino sedute in cerchio su troni posti ad uguale distanza fra loro. Cloto è la filatrice del destino e canta il presente. Lachesi è la distributrice del destino e canta il passato. Atropo canta il futuro ed è Colei che non può essere dissuasa.
A questo punto le anime si presentarono di fronte a Lachesi, colei che distribuisce il destino e questa pronunciò un importante discorso prendendo fra le mani alcuni modelli di tele di vita.
“Anime, che vivete solo un giorno. Inizierete oggi un nuovo periodo mortale. Non riceverete un dàimon a caso, ma sarete voi a sceglierlo. Il primo sorteggiato sceglierà per primo una vita, a cui sarà poi legato. La virtù è senza padrone e ciascuna anima ne avrà di più o di meno a seconda che la onori o la spregi. La responsabilità è di chi sceglie. Dio non è responsabile.”
Sorteggiarono quindi l’ordine di scelta delle anime, e ognuna di loro poté scegliere fra una grandissima varietà di tele: vite di animali, di uomini, di donne, di successo o fallimentari, di persone oscure o buone. Anche l’ultima delle anime aveva le stesse probabilità della prima, poiché la rosa di possibilità era talmente ampia da permettere qualunque scelta l’anima desiderasse.
Il nobile guerriero Er ebbe così la possibilità di notare che alcune anime che provenivano dal cielo scelsero precipitosamente vite di tiranni, perché in passato erano state virtuose solo per abitudine. Mentre anime che avevano trascorso il tempo negli inferi fecero scelte più accorte, perché avevano imparato dall’esperienza precedente.
Dopo che tutte le anime scelsero la propria futura vita, si misero in fila di fronte a Lachesi. La dea assegnò un dàimon ad ognuna di loro, affinché ogni anima avesse una guida con il compito di verificare il compimento del destino scelto.
A questo punto ogni anima si presentava con il proprio dàimon dalla dea Cloto, la quale confermava con un giro di fuso il destino dell’anima. Infine anima e custode (dàimon) andavano dalla moira Atropo che avrebbe reso questo destino inalterabile.
Quando tutte le anime ottennero il dàimon corrispondente alla vita scelta e dopo che ogni destino fu confermato e reso inalterabile le anime si accamparono nella pianura afosa e senza alberi vicino al fiume Lete.
Tutte le anime furono obbligate a bere l’incontenibile acqua di quel fiume, che aveva il potere di far dimenticare. L’anima di Er fu dispensata da tale obbligo, perché a lui era stato concesso di ricordare.
Infine le anime si addormentarono. A mezzanotte, un forte terremoto le lanciò nella nuova vita che si erano appena scelte e i dàimon, non visti e ormai dimenticati, le seguirono per vigilare su di loro.
Il coraggioso Er, che non era stato sottoposto a giudizio, non aveva vagato per mille anni in cielo o negli inferi e non aveva dovuto scegliere la tela di una nuova vita, si risvegliò sulla pira funebre che era stata accesa per lui, e, non essendo stato costretto a bere l’acqua del Lete, poté ricordare e quindi raccontare ogni cosa.
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